24 Dic

Ricordarci dei nostri sogni

Molte le parole preziose donate dalle persone in occasione dell’apertura del Centro.

Ne scelgo alcune, come spunto per una riflessione insieme.

“Oggi sono passato, come un viandante…. E nel labirinto ho trovato un biglietto che mi ricordava i miei sogni…. Dimenticati”.

Cosa facciamo dei nostri sogni? Come li trattiamo? Che vita hanno? Dove li abbiamo cacciati?

Il filo del nostro desiderio ha intessuto percorsi unici, a volte complicati, a volte interrotti… o almeno, così ci pare.

Capita di perdere il contatto con la forza che ci spinge, sostiene, mette in azione, quella dei piccoli e dei grandi desideri, di ciò che ci anima, dà senso, riempie la vita.

Eppure è sempre possibile ritornarci, ritrovare il filo, riannodare, riscoprire.

Quale sogno dimenticato vuoi mettere sotto l’albero?

labirinto

17 Dic

Il nome

Proseguiamo la riflessione sulle forme, a partire da una ‘forma’ essenziale, che ci identifica fin dalla nascita, il nostro NOME.

Quante storie si intrecciano in questa ‘semplice’ parola, quanti destini riassunti, quante trasformazioni…

Avete mai riflettuto sul filo che si è sviluppato della vostra vita attraverso il vostro nome?

Può essere molto interessante e rivelatore…

A volte l’abbiamo odiato o portato con disagio, a volte è stato facile e l’abbiamo amato dall’inizio, a volte ci hanno chiamato con un altro nome, a volte i nostri genitori hanno continuato a chiamarci con i due nomi che avevano rispettivamente scelto, senza aver trovato davvero un accordo…

A volte abbiamo imparato piano piano ad amarlo, ad accettarlo, e a riconoscerci progressivamente ‘dentro a quella forma’…

Questi solo alcuni delle innumerevoli possibilità che ho raccolto nei racconti delle persone che hanno lavorato con me sul tema.

E che dire poi dei diminutivi, dei vezzeggiativi, di chi viene chiamato col secondo nome, di chi è passato dal primo al secondo, di chi se ne è dato uno nuovo e dell’effetto che ci fa quando veniamo chiamati in modo abbreviato o con il nome intero…

Che effetto ti fa oggi percepire il tuo nome, pronunciarlo, cantarlo, ascoltarlo?

Come lo abiti, lo indossi, lo assumi?

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01 Dic

L’immagine di sé

Tante volte ho ascoltato nelle persone la sensazione di una grande distanza tra dentro e fuori, tra il percepirsi in un certo modo all’interno e fare i conti con un riscontro esterno magari opposto o comunque molto distante (mi vedono così sicura e io mi sento così insicura, per esempio).

E in tante occasioni il mio accompagnamento è andato nella direzione di ridurre il gap, avvicinare gli opposti, aiutare nella ricerca della ‘giusta forma’, quella in cui ci sentiamo a casa, con una sensazione di consonanza e di corrispondenza con ciò che siamo e ciò che si esprime fuori, nel mondo.

Trasformazione come cambiamento di forme, aspetto, strutture o di altre qualità e caratteristiche… cita il vocabolario.

E così si è sviluppata anche la mia ricerca, accompagnata da domande invitanti che mi hanno guidata nell’esplorare le forme, dentro e fuori, nella natura, per scovare ciò che oggi parla di me.

E tu? Quante forme hai?